
Avatar, la via dell’acqua: James Cameron non lo dice. Lo fa.
Abbiamo visto Avatar: la via dell’acqua in 3D. Semplicemente epico, per quanto ci riguarda; un’esperienza “immersiva”, come diciamo spesso, ma in questo caso il termine va inteso in senso letterale.
Cameron si supera di nuovo, e regala allo spettatore un viaggio totalmente inaspettato su un pianeta che già conosceva. Si potrebbe pensare che Pandora sia una sorta di “comfort zone” per un regista che ha sempre sorpreso il mondo con la sua maestria di andare oltre ogni limite, ma girare un film per l’80% “acquatico” è incredibilmente meraviglioso, vertiginoso, visivamente pazzesco.
La storia, i dialoghi e la sceneggiatura vi sono sembrati retorici? Banali? Scontati? Il tipo di riflessione che spesso ci capita di sentire sul precedente Avatar, o su quel capolavoro assoluto che è Titanic: “bello, però la storia d’amore alla fine è banale”.
Secondo noi Cameron (per fare il verso agli sceneggiatori di Boris 4) non ragiona in stile “questo lo dimo”. Cameron ragiona in stile “questo lo famo”. Cameron non ti racconta il messaggio ecologico o la connessione degli esseri umani con l’acqua e la Terra attraverso complesse elucubrazioni o metafore filosofiche concettuali.
James Cameron ti fa letteralmente nuotare con le creature del mare, ti porta per mano negli abissi e ti fa accarezzare il mondo naturale che ti circonda, ti fa sentire la vita della Terra che ti passa attraverso le dita, l’aria, la terra e l’acqua che ti sovrastano scena dopo scena. James Cameron ti racconta la morte, l’amicizia, la perdita, l’amore, i moti dell’animo umano attraverso gli sguardi, le lacrime, la furia.
James Cameron non lo dice. Lo fa.
Noi vi suggeriamo di non perdervi per nessuna ragione al mondo questa esperienza sensoriale in sala, rigorosamente in 3D nel cinema più bello che trovate.
Grazie per averci condotti di nuovo su Pandora, James Cameron.

