
Smile: quanto dolore può celarsi dietro un sorriso?
La nostra psiche è fatta per riconoscere nel volto dei nostri simili emozioni e sentimenti in base alla loro fisionomia. Fin dai tempi primitivi, un sorriso è sinonimo di cordialità e di amore verso il prossimo. Smile, il nuovo horror di Parker Finn, parte da questo assunto e si diverte a capovolgerlo.
Film d’esordio del regista Parker Finn, Smile vede come protagonista Sosie Bacon (figlia di Kevin Bacon), che interpreta la dottoressa Rose Cotter. Dopo aver assistito a un traumatico episodio che ha coinvolto una sua paziente, la dottoressa Rose viene perseguitata da strani e spaventosi fenomeni.
Assalita dal terrore che prende il sopravvento sulla sua vita, Rose sarà costretta a confrontarsi con il suo passato per sopravvivere e sfuggire ad una nuova e agghiacciante realtà.
Apparentemente, Smile può sembrare un horror mainstream adatto per lo più ad un pubblico teen in cerca di un po’ di terrore che faccia stringere la propria fidanzatina di turno attorno alle proprie braccia. Niente di più sbagliato.
Pur avendo al suo interno i cliché del genere (i salti sulla sedia non mancano di certo) Smile nasconde dietro il suo sorriso tematiche molto più profonde e drammatiche di quanto si possa pensare ad un primo sguardo. Il regista capovolge il concetto stesso di “sorriso”, sprofondando la protagonista e gli spettatori in un baratro di follia dominato da inquietudini psicologiche che fanno da contraltare agli inquietanti sorrisi che disseminano la pellicola.
Cosa è un sorriso, in fondo, se non una smorfia di dolore ribaltata? Ed è per questo che il regista si diverte a capovolgere la telecamera e a giocare sul contrasto tra l’obbligo di apparire “felici” di fronte agli altri e le stanze buie che ci trascinano nel baratro della depressione.
Laddove la società ci impone di “sorridere”, dentro di noi si annidano i demoni di traumi mai risolti, ed è proprio in questi fantasmi del passato che il film di Parker Finn affonda la sua lama. Il demone di Smile è simile ma diverso da altri che abbiamo visto nel cinema horror, al punto che il film lo definisce come “l’entità”.
Attraverso il viaggio interiore che Rose è costretta ad affrontare, Smile si configura come un horror che oscilla tra l’intrattenimento da pop-corn e l’horror d’autore, un confine delicato dove lo stesso Scream, firmato sempre dalla Paramount Pictures, ha dimostrato di muoversi con grande abilità.
Un film che riesce ad inquietare senza sconvolgere, senza essere morboso, ma che sussurra nel cuore dello spettatore nuovi orrori che affondano le radici dentro di noi, e che sono celati dal nostro stesso sorriso.
Un regista da tenere d’occhio che ci regala al suo esordio un film horror degno di questo nome.

