
Il Gioco di Gerald: le manette del silenzio generano mostri
Tra i numerosi romanzi di Stephen King, ce n’è uno che forse più degli altri è riuscito a raccontare le violenze fisiche e psicologiche che una donna può subire: il Gioco di Gerald.
Scritto nel 1992, il romanzo è un thriller affilato che aspettava da anni una trasposizione sullo schermo, ma che comportava una sfida quasi impossibile: realizzare un film con un solo personaggio ammanettato ad un letto di mogano che parla esclusivamente con i propri pensieri.
Ad affrontare questa storia è stato Mike Flanagan, che nel 2017 realizza il fim per la piattaforma Netflix. Nel ruolo della “brava mogliettina” Jessie Burlingame, Flanagan sceglie Carla Gugino, mentre Bruce Greenwood interpreta il marito Gerald. Per ovviare al problema del flusso di coscienza di Jessie durante la sua agonia solitaria, Flanagan adotta una trovata vincente: dà vita alla coscienza di Jessie attraverso la proiezione dei suoi pensieri nelle figure del marito ormai defunto ai piedi del letto e di un alter ego di se stessa, riuscendo così a rappresentare visivamente i pensieri che tormentano la mente della donna.
Il Gioco di Gerald è un sottile gioco psicologico che va ben oltre i tentativi di una donna di liberarsi dalle manette che per una fatale coincidenza la tengono imprigionata al letto in una casa sul lago, ma scava nel passato di quest’ultima alla ricerca di una verità sconvolgente che era sopita nell’inconscio, un evento traumatico accaduto durante una eclissi di sole.
Il passato e il presente si confondono nella mente di Jessie, e la donna inizia a dubitare della sua stessa capacità di discernere ciò che reale da ciò che è immaginario. E’ una metafora della rimozione dei ricordi traumatici, che deformiamo per permetterci di sopravvivere ad essi. Cosa è reale e cosa no? Se sono reali le manette, se è reale l’uomo dell’eclissi che la notte Jessie vede in un angolo della stanza, allora è reale anche ciò che è accaduto in quel giorno dell’eclissi, quando suo padre abusò di lei.
Poche storie riescono a narrare con tanta profondità psicologica le turbe che un abuso può causare in una bambina, costretta a chiudere a chiave un segreto impossibile da accettare. Flanagan non dimentica di citare l’affascinante parallelismo che lega il Gioco di Gerald ad un altro romanzo di Stephen King, Dolores Claiborne. Entrambe le storie sono infatti ambientate nella stessa eclissi di sole, dove due donne vedono con i propri occhi lo spettro di uomini violenti e aggressivi.
E così, la lotta di Jessie per liberarsi dalle manette che le legano i polsi è la lotta per liberarsi dalle catene del passato, e da quella fede nuziale che era conseguenza di un’infanzia distrutta per sempre.

