Rita Hayworth
E' nata una Stella,  Speciali

Speciale è nata una Stella: Rita Hayworth

Continua il nostro viaggio tra le stelle più splendenti del firmamento cinematografico, che oggi ci invita ad ammirare la luce di Rita Hayworth.

Vi basti solo pensare che durante la Seconda Guerra Mondiale fu dato il suo nome a una bomba atomica sperimentale lanciata su Bikini, da qui il suo soprannome “Rita l’Atomica”. Rita Hayworth rappresenta l’era d’oro di Hollywood, quando le attrici erano quasi delle divinità ultraterrene, e questo grazie alla sua immagine seducente e alla sua bellezza che lasciava senza fiato.  

Margarita Carmen Cansino nacque a Brooklyn il 17 ottobre del 1918 da un ballerino spagnolo e una ballerina di origini irlandesi e inglesi. Suo padre le insegnò il flamenco quando era ancora una bambina, e Margarita passò l’infanzia in tournée con suo padre fin quando non venne notata da un talent-scout della 20th Century Fox. 

Una ragazza altro non è che una ragazza ed è bello sentirsi dire di esserlo con successo

I produttori di Hollywood iniziarono a forgiare l’immagine di Rita Hayworth, la bruna dal fascino latino: la sottoposero a diversi interventi estetici, cambiarono la capigliatura dal bruno al rosso e lanciarono Rita nell’industria del cinema, cucendo su di lei ruoli conturbanti: Bionda Fragola (1941) è il suo primo film importante, a cui segue Sangue e Arena, pellicole che fecero dell’immagine di Rita la femme fatale per eccellenza, desiderio erotico di ogni ragazzo americano.  Durante la Seconda Guerra Mondiale, Rita Hayworth era un simbolo per tutti i soldati americani al fronte, la più incredibile delle pin-up, e la sua immagine era impressa su ogni cartolina e giornalino dell’epoca. 

Rita Hayworth

Durante gli anni della guerra Rita si innamorò perdutamente del regista Orson Welles, che sposò nel 1943 e con cui ebbe una figlia, Rebecca. Con Welles girò La Signora di Shangai, ma il matrimonio finì nel 1948. 

Nel frattempo, Rita Hayworth ebbe l’occasione di girare il film che la consacrò per sempre a mito cinematografico: Gilda, un noir di Charles Vidor, un ruolo che esaltò al massimo la sensualità conturbante di Rita e le sue innate capacità interpretative. Gilda consacrò definitivamente la Hayworth nell’Olimpo di Hollywood, e venne soprannominata dai tabloid “La Dea dell’amore”.

Dopo aver rifiutato un film della Columbia, il capo della major (che era follemente geloso di lei) cercò di distruggere la sua immagine con la stampa, accusandola di aver costretto la produzione a licenziare dipendenti e a smontare un set che era pronto per le riprese per un suo capriccio. 

Tutti gli uomini che conosco si sono innamorati di Gilda e si sono svegliati con me al loro fianco

Nel 1949 Rita sposò il Principe Ismailita Aly Khan: il Papa dell’epoca, Pio XII, si oppose alle nozze dichiarando che sposando un esponente dell’Islam Rita era scomunicata, e la stampa si accanì contro di lei. Iniziò un declino dell’immagine di Rita Hayworth, che si trasferì in India nel sontuoso palazzo di Aly Khan, svolgendo il ruolo di Principessa e di madre.

Rita Hayworth e Aly Khan

Purtroppo, anche il matrimonio con il Principe finì nel 1953, e senza lavorare nel cinema Rita si trovò in grosse difficoltà finanziare. Le vennero offerti solamente ruoli di alcolizzata o prostituta in pellicole che non ebbero molto successo, intaccando per sempre l’immagine radiosa che negli anni si era costruita. Pal Joey (1957)  accanto a Frank Sinatra e Tavole Separate (1958) sono gli ultimi film in cui Rita offre delle grandissime interpretazioni al pubblico. 

Rita Hayworth

Rita iniziò ad abusare di alcool e di psicofarmaci, mentre Hollywood già negli anni ’60 sembrava non avere più interesse per lei. Sul finire degli anni ’60 le venne diagnosticata una forma precoce del morbo di Alzheimer, che l’accompagnò per il resto della vita. Morì il 14 maggio del 1987 accanto alla figlia Yasmin, avuta dal Principe Aly Khan. 

Oggi la sua immagine rappresenta tutto il fascino di Hollywood e di quegli anni in cui le dive erano come Dei da ammirare, sogni proibiti che aiutavano a fuggire dalla realtà. 

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