
Speciale è nata una Stella: Marlene Dietrich
Oggi il nostro viaggio tra le stelle del cinema ci porta alla scoperta della femme fatale per eccellenza del Novecento: Marlene Dietrich: il suo Mito di fascino e androginia ispira ancora oggi il cinema e la moda mondiali.
Marie Magdalene Dietrich nasce a Shöneberg (oggi un quartiere di Berlino) il 27 dicembre del 1901 da un ufficiale militare prussiano e dalla figlia di un gioielliere. A soli quattro anni inizia a studiare il francese, l’inglese, il violino e il pianoforte, dimostrando fin da bambina un talento innato per la musica.
A otto anni rimane orfana di padre, e il nuovo marito della madre decise di darle il suo nome. All’inizio degli anni ’20 Marlene si iscrive ad un corso di teatro diretto da Max Reinhardt e nel 1922 inizia a lavorare in teatro, apparendo anche in alcuni film muti. Nel 1923 sposa Rudolf Seiber, da cui ebbe la sua unica figlia, Maria Elizabeth. Nel 1929 viene scelta come protagonista per il ruolo di una cantante senza scrupoli che porta alla rovina il professor Unrat: nasce il Mito de L’Angelo Azzurro, appellativo che verrà sempre attribuito alla Dietrich.
Una nazione senza bordelli è come una casa senza bagni
Il regista la convinse a togliersi quattro molari, in modo che il suo volto avesse un aspetto più sensuale e drammatico, e la figura di Marlene cominciò a prendere forma. Il suo stile divenne il simbolo della Berlino pre-nazismo: calze a rete, cappello a cilindro e frac si contrapponevano alla figura di Greta Garbo, la Diva più celebre dell’epoca.
Il regista Stemberg crea per lei ruoli di donne prive di scrupoli, eroine negative, angeli del male, prostitute opportuniste che si servono della propria bellezza per raggiungere ciò che vogliono, ragazze ciniche dal look sempre eccessivo: Marocco le valse una candidatura agli Oscar nel 1930, film con il primo bacio omosessuale nella storia del Cinema.
Soltanto i gay sanno come si fa a far sentire una donna sexy
Ambigua era anche la sua figura pubblica, carica di mistero rispetto ai suoi amanti, sia uomini che donne. All’epoca, Marlene Dietrich rappresentava la perversione, e proprio per questo i giornali si infuocavano per lei. Tra i suoi amanti celebri ricordiamo Gary Cooper, Orson Welles, Billy Wilder, Ernest Hemingway.
I film successivi furono tutti dedicati a rafforzare questa sua immagine mitologica, tra oscurità e trasgressione: L’Imperatrice Caterina, Capriccio Spagnolo, furono le ultime collaborazioni con Stemberg. Durante gli anni ’50 la carriera di Marlene Dietrich iniziò un declino, anche se i suoi spettacoli dal vivo sbancavano il botteghino dei teatri negli Stati Uniti.
In America il sesso è un’ossessione, in altre parti del mondo è un fatto
Diede delle grandi prove di attrice in Testimone d’accusa e L’Infernale Quinlan di Orson Welles, ma già nel 1972 iniziarono i primi problemi di salute, e nel 1975 dopo diverse cadute davanti al pubblico decise di ritirarsi dalle scene. Marlene Dietrich morì dopo circa otto anni di immobilizzazione a letto, il 6 maggio 1992, ma le cause della morte non sono mai state chiarite del tutto.
Da capo a piedi son fatta per l’amore; è tutto il mio mondo e altro non esiste.
La sua immagine, costruita ad arte da Stemberg, è unica nel firmamento di Hollywood: donna fatale, trasgressiva, dominatrice, altera e fiera, ma il tratto più originale era il rapporto duplice che Marlene poteva avere con entrambi i sessi, trattato in maniera esplicita sia nella vita privata che nei ruoli che per lei venivano scritti.

Per tutta la vita ebbe un rapporto conflittuale con la sua patria, la Germania, a cui non riusciva a perdonare gli orrori del Nazismo. Nonostante Hitler la corteggiò a lungo, lei si rifiutò in ogni modo di diventare un simbolo culturale della Germania Nazista, e ne diede esplicita testimonianza accompagnando le truppe alleate con le proprie esibizioni, sia in Nord Africa che sul suolo europeo.
La sua immagine oggi è sinonimo di modernità e di fluidità dei generi, e noi non possiamo che continuare ad ammirarla e a lasciarci ammaliare dal fascino di questo angelo azzurro.

