Commedie,  Recensioni

Brave Ragazze: rapina a mano armata? Girls do it better

Quattro rapinatori improvvisati e il colpo in banca che ti svolta la vita. Potrebbe sembrare il plot di innumerevoli commedie Made in Italy, se non fosse per il fatto che questa volta al posto dei Cow-Boys abbiamo delle Cow-Girls. Quattro ragazze. Brave Ragazze

Presentato per la prima volta sul grande schermo all’Arena Adriano Studios di Roma, (dopo i passaggi su piattaforme streaming causa Covid), il film diretto da Michela Andreozzi è una commedia all’italiana con tinte drama che attinge con disinvoltura dai generi, dal poliziottesco al pulp tarantiniano, dando vita ad un’inedita miscela esplosiva che tiene lo spettatore incollato allo schermo. 

Siamo agli inizi degli anni ’80, nella soleggiata provincia di Gaeta, dove quattro donne cercano di sbarcare il lunario destreggiandosi tra problemi economici, gestione dei figli e violenze domestiche: Anna (Ambra Angiolini), Francesca (Ilenia Pastorelli), Maria (Serena Rossi) e Caterina (Silvia D’Amico) sono le “Thelma & Louise” di un ingegnoso piano per dare forma al sogno di una vita diversa da quella che il destino per un motivo o per un altro ha lasciato loro in eredità, e per farlo si appropriano di uno dei lavori più antichi del mondo, da sempre appannaggio degli uomini: il rapinatore. 

brave ragazze

Tra inseguimenti su utilitarie e camuffamenti con bandane e occhialoni Ray-Ban, le brave ragazze di Michela Andreozzi sfoderano tutte le loro armi di seduzione e carisma per farla franca, ingannando poliziotti e opinione pubblica. 

Sullo sfondo la riviera pontina degli anni ’80, tra ghiaccioli arcobaleno e telefoni SIP. Un’atmosfera di nostalgia pervade Brave Ragazze, e mentre le gag si susseguono non si può fare a meno di affezionarsi a queste donne così diverse, ognuna con il proprio dramma che si consuma tra le mura domestiche e contemporaneamente dentro il proprio cuore, dove si celano segreti che non si possono confessare agli uomini, incapaci di ascoltare o di comprendere le sfaccettature della femminilità.

Al furto si susseguono altri reati, tra cui l’omicidio e l’occultamento di cadavere, e ci si chiede quale sia il confine tra peccato e legittima difesa, quando si è vittime di abusi o semplicemente la vita ti schiaccia lasciandoti senza il pane da portare a tavola per i tuoi figli. Ad uno straordinario Massimiliano Vado il compito di dare anima e corpo alla Bestia, mentre Luca Argentero interpreta un Commissario costretto a mettere sottosopra le proprie certezze che oscillano tra ragione e sentimento. 

Un film diretto da una donna che reinventa le logiche di un genere da sempre raccontato dagli uomini per gli uomini, e che non ha paura di mettere a nudo forze e debolezze dei propri personaggi, lasciando allo spettatore l’ardua sentenza su ciò che sia giusto o sbagliato. 

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