
Jumanji: qual è la vera giungla?
Un gioco che sa trasportar chi questo mondo vuol lasciar. Bastano queste parole a trasportarci nel mondo di Jumanji, il cult cinematografico con Robin Williams.
Era il 1995, quando il regista Joe Jonston adattò un film d’avventura da un omonimo albo illustrato per bambini scritto da Chris Van Allsburg nel 1981.
Jumanji è un’avventura fantasy che portò gli effetti speciali ad un nuovo livello, ma soprattutto se ne servì per dare vita a gag comiche indimenticabili. Solo un anno prima Jurassic Park aveva aperto le porte alla computer grafica applicata ai film in live action, e l’industria Light & Magic si prestò ad applicare i software usati per Jurassic Park a Jumanji, con i risultati incredibili che tutti conosciamo.
Il fascino di Jumanji risiede nel mescolare con arguzia le leggende tribali dell’Africa Nera allo stile di vita occidentale, portando nel nostro mondo un Regno selvaggio che si impossessa di tutto ciò che ci circonda, dominando e sconvolgendo le vite dei protagonisti.
Alla base un gioco da tavolo stregato che detta le regole del film, strizzando gli occhi alle narrazioni anni ’80, dove i giochi di ruolo la facevano da padrone. La plancia di gioco di Jumanji comunica con il mondo esterno, dando vita ad una mescolanza di generi che vanno dall’azione all’horror, passando per la commedia.
La plancia di gioco non è solo una sfida alla sopravvivenza e una corsa alla vittoria, ma attraverso il confronto con gli altri giocatori, si tratta di imparare a relazionarsi, ad affrontare le situazioni, si tratta di crescere.
Dopo Hook, con Jumanji Robin Williams è di nuovo protagonista di un film dove il tema della crescita è centrale, e il suo personaggio perennemente imprigionato in una giungla è la metafora delle difficoltà per alcune persone di adeguarsi all’addomesticamento delle nostre esistenze di cittadini, lontano dalle leggi della natura.
Qual è la vera giungla? Questo sembra dirci Jumanji, mentre il lancio dei dati ci porta alla prossima avventura.

