
Scappa – Get Out: quando il terrore si annida nella supremazia razziale
Chris Washington, ragazzo afroamericano, sembra il fortunato fidanzato della giovane Rose Armitage, figlia di una famiglia di alta borghesia USA. Parte con questa felice premessa Get Out, quasi un baluardo vincente contro il razzismo, il pregiudizio, il perbenismo ipocrita dei bianchi.
La famiglia Armitage è agiata, ricca, facoltosa proprietaria di una tenuta di campagna dove Chris è invitato a passare un weekend di benvenuto. Ma da subito c’è qualcosa che non quadra, Chris percepisce una strisciante ostilità, fatta di sgradevoli allusioni, scomode domande, sarcastiche osservazioni.
Chris è di troppo, strane cose accadono in quella casa, lui stesso è vittima dell’ipnosi della signora Armstrong che lo trascina in un mondo parallelo nero come la pece.
Con il suo film di esordio, Jordan Peele spalanca le porte ad un nuovo tipo di Horror, incentrato sulle fobie sociali e sul terrore che si annida nelle coscienze collettive verso i membri della nostra stessa specie. Una riflessione che gli valse un Premio Oscar nel 2018 per la migliore sceneggiatura.
Scappa: Get Out ci porta in un orrore antico, nell’eterna credenza della supremazia dei bianchi che, nel film, vogliono sconfiggere la vecchiaia e la malattia attraverso macabri esperimenti chirurgici.
Get Out ci ricorda, in sostanza, di “scappare” sempre, dai pregiudizi, dalla violenza e da quelle idee distorte di differenze razziali che non hanno alcun fondamento etico e morale.
Recensione a cura di Dony Summer

