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Felicia Impastato: quando il dolore combatte l’omertà

Cinisi. Sicilia. Peppino Impastato viene ucciso a ridosso della ferrovia del paese, pestato a morte in un casolare diroccato, lasciato sui binari e fatto saltare in aria.
Peppino Impastato, seppure figlio della mafia, la denuncia con tutto il suo essere. La schifa. Le si oppone sbeffeggiandola, con coraggio e fierezza.

Ma la sera del 9 maggio 1978, Cosa Nostra decide di sbarazzarsi di Peppino. I giornali però vogliono affossare tutto come attentato, dipingendo Peppino come terrorista.

Felicia Bartolotta, vedova Impastato, sua madre, trasforma il suo dolore in una forza dignitosa verso la verità.
Si schiera dichiaratamente a favore di Peppino, urla a gran voce la sua voglia di giustizia, si fa beffe di Tano Badalamenti, il boss del quartiere, indicato subito da lei come mandante dell’assassinio di suo figlio.

Inizia la sua battaglia senza tentennamenti, senza paura, con una dignità fuori dal comune, contro la mafia, lo stato colluso, gli ostacoli burocratici. Nel 2002 Tano Badalamenti viene finalmente condannato all’ergastolo proprio per l’omicidio di Peppino.

Una piccola donna, semplice diventa un’eroina fiera, un’attivista energica che apre la sua casa e spiega a chiunque voglia sapere chi era davvero suo figlio.

Nel ricordo per le vittime della mafia, sicuramente un gran bel film da apprezzare. Felicia Bartolotta ci fa vedere come si fa a lottare contro l’omertà, come si fa a mantenere la propria dignità, come si fa a camminare a testa alta e ad avere coraggio.

Recensione a cura di Dony Summer

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