
Lolita: storia di un peccato che trabocca d’amore
Lolita. Luce della mia vita. Fuoco dei miei lombi. Mio peccato. Anima mia. Bastano queste prime parole, a trasportarci nell’intrico di spine di Vladimir Nabokov, autore del romanzo che nel 1955 scandalizzó il mondo intero. La torbida storia di passione tra la “diabolica ninfetta” di appena 12 anni e il professor Humbert Humbert rimane ancora oggi scabrosa e sconvolgente, perchè inestricabile: lei troppo bambina per essere consumata da un amore senza confini, lui troppo esteta per non impazzire d’amore per una ragazzina dotata di un immenso potere erotico.
Stanley Kubrick, non poteva non fiutare in questa storia qualcosa di immortale. Perché Lolita è una storia d’amore e di follia che non ha una verità assoluta, ma che pulsa e vive in tutta la sua forza. Noi stiamo con Lui, nonostante stia consumando gli anni della libertà e dell’innocenza di Dolores.
Noi stiamo con lei, nonostante stia distruggendo l’anima del professor Humbert Humbert. Ció che rende ancora più forte la trasposizione cinematografica di Kubrick, sono i limiti della censura imposti nel 1962, anno di uscita del film. Ció che nel romanzo comprendiamo con una delicatezza sublime ma pur sempre esplicita, in Kubrick viene solo sussurrato, suggerito da una inquadratura di uno sguardo, da una spalla che fuoriesce da una camicetta, dal sorriso paterno di Humbert: un erotismo sconfinato, viene portato da Stanley Kubrick all’essenza, rivelando cosí il senso profondo del romanzo: ció che desideriamo, ció che amiamo davvero, è ció che sfugge via.
È il fiore che vediamo appassire, il passero che vola via al nostro tocco, il sorriso malizioso che incurante del mondo si apre al nostro sguardo.

