
The Abyss: l’architetto dei sogni che esplorò l’ignoto
James Cameron, oltre ad essere uno dei più grandi registi viventi, ha una caratteristica che lo distingue da tutti gli altri, ovvero quella di spingersi oltre i limiti del possibile. Lo abbiamo visto con Titanic, lo abbiamo visto con Avatar, ma soprattutto con The Abyss. È per questo che ogni sua uscita cinematografica attrae l’attenzione del mondo intero: ogni sua pellicola è una nuova scoperta su ciò che il cinema dell’immaginazione è in grado di fare. Il suo sogno di raggiungere con la cinepresa mondi che vanno oltre la nostra portata, lo spinge a varcare i confini della razionalità.
Durante le riprese di Alien, mentre Ridley Scott esplorava lo spazio profondo, Cameron decise di esplorare gli abissi marini. Quella di The Abyss è considerata una delle produzioni più travagliate della storia del cinema, complice l’impossibilità di avvalersi degli effetti speciali digitali. Per costruire una base sottomarina sotto la superficie del mare, era necessario girare sott’acqua.
Per simulare un allagamento, era necessario immergere gli attori e la troupe in galloni d’acqua. L’unica scena in digitale, quella del tentacolo della durata di 1 minuti, impiegó 6 mesi di lavoro. Il risultato è un film in grado di trasportarci fisicamente negli abissi marini, dove specie aliene potrebbero effettivamente esistere.
Già, il fascino di Cameron risiede in questa domanda a cui non possiamo dare una risposta certa: se non abbiamo mai esplorato altre galassie, chi può negare l’esistenza di Pandora? Se non abbiamo mai raggiunto gli abissi del mare, chi può escludere forme aliene? Se non siamo mai saliti sul Titanic, chi può escludere che non si sia consumato un amore immortale?
Cameron dà forma a domande sull’ignoto, e le rende reali. Questo fa di lui un architetto dei sogni.

