
Boys Don’t Cry: cosa significa essere uomini?
Tra tutti i film che hanno affrontato il tema dell’identità di genere, Boys Don’t Cry spicca nella sua struggente malinconia, una ballata dannata sull’amore tra due ragazze, di cui una nata nel corpo sbagliato. Ispirato ad un fatto realmente accaduto, il film diretto da Kimberly Price nel 1999 ha per protagonista Hilary Swank, che conquistò l’Oscar tratteggiando il personaggio di Brandon, un ragazzo che nasconde la sua reale identità di genere alla comunità bigotta e violenta della sua cittadina di provincia. Brandon è in realtà una ragazza.
Il film riesce a raccontare con grande delicatezza il conflitto che può nascere tra la propria forma fisica e la natura psicologica, ma soprattutto l’odio ingiustificato che questa condizione genera negli altri. La mancata accettazione è per motivi illogici fenomeno scatenante di una violenza inaudita, che si riversa su colui che non si conforma a ciò che la comunità ritiene accettabile. Brandon merita la più brutale delle punizioni, e il film mostra questa crudeltà con incredibile realismo.
Nel mondo rappresentato da Boys Don’t Cry, non c’è spazio per i diversi. C’è spazio però per l’amore, che supera ogni identità maschile o femminile. Anche se sono passati 19 anni dall’uscita di questo film, episodi di violenza ingiustificata verso persone gay o transgender continuano a verificarsi. La domanda che ci pone Boys Don’t Cry ancora oggi è: cosa significa essere “uomini”?
Perché forse il connubio perfetto di un essere umano sta nell’armonia tra il suo lato maschile e il suo lato femminile.
Uomini che usano violenza verso ciò che non riescono a comprendere sono solo dei vigliacchi, spaventati da loro stessi. Questi uomini possono davvero definirsi tali?


Un commento
renumbers
A mοtivating discussion is definitely worth
commеnt. There’s no doubt thɑt that yߋu need to write more on this subject mаttеr, it may not be a taboo sսƅject but generally f᧐lҝs don’t
disⅽuss such toⲣics. To the next! Kind regards!!