
IT, capitolo due: la vera natura di un clown e il coraggio dei Perdenti
C’è un legame sottile che lega le paure della nostra infanzia a quelle dell’età adulta. Sottile come un filo tenuto sospeso da un palloncino rosso. Il palloncino esplode, e il suo boato riecheggia nella nostra memoria, sprofondandoci nell’abisso che avevamo dimenticato. Il secondo capitolo di IT di Andy Muschietti è un viaggio nella rimozione delle nostre paure, e di come queste possano galleggiare di nuovo dentro di noi più forti di prima. Come nel libro di King, in questa seconda parte la banda dei Perdenti torna a Derry per affrontare dopo 27 anni il terrore di It, seguendo il richiamo di una Promessa fatta in quella fatidica estate di sangue e di struggente amore in cui insieme sconfissero il clown Pennywise.
Le fragilità dell’età adulta rendono le paure più difficili da identificare, la paura della vita stessa e delle sue insidie ha reso i Perdenti più soli, più vulnerabili agli attacchi di questa creatura che si nutre proprio di paure. Dall’altra, Pennywise in questo secondo capitolo è ancora più famelico, e con il suo travestimento da Clown attira a se bambini innocenti, con l’intento di sbranarli come farebbe un rettile. Conosce molto bene i perdenti, e sa come dare forma a ciò che più li terrorizzava da bambini, scavando nei meandri dei loro ricordi più terribili.
Questo secondo capitolo è molto più terrificante del primo, e il contrasto tra la figura del clown con le sue movenze giocose e la crudeltà della bestia rendono Pennywise un mostro agghiacciante, molto più spaventoso del primo capitolo. La scena della bambina avvicinata dal clown sotto le gratinate dello stadio di Derry basta da sola a ghiacciare il sangue di ogni spettatore. Il suo richiamo è sufficiente a portare uno dei perdenti al suicidio.
La seconda parte di It ci mostra in maniera ancora più viscerale il profondo legame tra It e la città di Derry. Questa antica creatura vive da milioni di anni nel ventre oscuro di Derry, come Satana nei meandri dell’Inferno. La città di Derry e è cresciuta dalla linfa di questa potente bestia senza volto, ma la creatura stessa è stata svezzata è cresciuta dalla malvagità che nei secoli ha attraversato la città di Derry. It e Derry sono la stessa cosa, non possono essere scisse l’una dall’altra. Se a Derry un gruppo di bulli pesta a sangue una coppia di ragazzi gay per puro odio, è Pennywise a raccogliere i corpi nei bassifondi e a strappargli il cuore.
Un altro punto focale del film che ben racchiude il senso del capolavoro di Stephen King è la natura di It. Se i Perdenti tornano a Derry, è perché It li richiama a se. Pennywise vuole annientare e sbranare ciò che di più angelico ha messo piede a Derry: l’amicizia, la tenerezza e l’amore profondo tra questo gruppetto di bambini. Solo ritrovando quel sentimento, It può essere sconfitto. Solo affrontando le proprie paure ed esorcizzandole, si può essere liberi dal male. Perché il male si nutre di paure, solo perché ha paura a sua volta.
I Perdenti nel loro viaggio conclusivo scoprono la vera natura di It, difendendosi dalla paura che esso incute attraverso l’unione e l’accettazione di se stessi. Solo così, dietro il volto di Pennywise potremo vedere solamente un clown.
Con questo secondo capitolo, il viaggio dei Perdenti si chiude lí dove era iniziato, ma qualcosa è cambiato. Il bello di essere un perdente è che non hai nulla da perdere. It è un viaggio verso l’accettazione di se stessi, una storia di formazione che in questo film emerge in tutta la sua inafferrabile bellezza.


7 commenti
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