Suspiria di Guadagnino
Horror,  Recensioni

Suspiria di Guadagnino: una ballata in quattro atti

Abbiamo visto Suspiria di Guadagnino. Dunque, se avete già visto il film, se vi interessa la nostra opinione, ma soprattutto se non siete rimasti traumatizzati dagli spasmi orgasmici di Dakota Johnsson, mettetevi comodi perché qui la questione é complicata, tanto da costringerci a suddividere la riflessione in due atti e un epilogo.

Atto Primo: ci dimentichiamo di Dario Argento e tagliamo in quattro fette una pera 

Se ci dimentichiamo di Dario Argento il film di Guadagnino é un’affascinante e sinistra ballata che rinvigorisce il cinema horror, da anni ingabbiato in virtuosismi tecnici, sequel e prequel progettati a batteria dagli elfi del marketing, e che non fanno altro che scalfire la superficie delle nostre paure.

Come tutti i piú grandi horror, Suspiria di Guadagnino va a scavare nei meandri dell’inconscio, aprendo le porte in cui nascondiamo i dolori e gli istinti primordiali che ci muovono, sia come individui che come collettività. Il film é una fiaba nera suddivisa in “atti”, e proprio come un balletto o un’opera lirica ogni atto ha un suo arco narrativo che conduce verso lo svelamento di verità occultate da quella “triade” composta da corpo, erotismo e spiritualità, i fondamenti dell’esoterismo.

Esoterismo, termine moderno di origine francese (non a caso) che per definizione indica la presunta capacità di accedere al nucleo intimo e unitario di una verità, andando oltre le apparenze esteriori. Guadagnino riesce a disegnare sottili parallelismi tra l’esoterismo nella sua accezione piú folkloristica (la magia) e l’esoterismo del Terzo Reich o del Terorismo durante gli anni della Guerra Fredda e del Muro di Berlino, rendendo cosí la scuola di danza un fulcro determinante della Storia, luogo dove prendono forma ideologie e forme di ribellione che germogliano nelle sue segrete, tramandandosi la verità attraverso un rito di iniziazione assoluto.

Ed é proprio di un rito esoterico che é vittima Susi, almeno fin quando non prende consapevolezza del suo straordinario potere. Dimenticandosi di Dario Argento il film di Guadagnino merita sicuramente attenzione, prestandosi a molteplici livelli di lettura tanto quanto lo fu all’epoca Shining di Kubrick.

Suspiria Madame

Atto Secondo: ci ricordiamo di Dario Argento e prendiamo in prestito qualcosa 

Tutto quello di cui abbiamo appena parlato é naturalmente frutto del sottile ingegno di Dario Argento. Anche se Guadagnino compone una splendida e personalissima rilettura del film di Argento, rimane il fatto che questo stretto legame tra Arte, sofferenza e verità occulte é il cuore nero di Suspiria, sussurrato nel primo film attraverso degli artifizi stilistici che rendevano la pellicola particolarmente onirica.

I diversi livelli di consapevolezza di Susi erano riflessi nei colori degli specchi, e l’erotismo attraverso cui la verità prendeva possesso di lei solamente accennati dalla dolce estasi della danza. Se confrontiamo il film di Guadagnino con l’originale, ecco che l’incantesimo di Dario Argento si spezza, e il Mistero lascia il posto alle spiegazioni razionali.

Epilogo: restituiamo qualcosa, mangiamo una banana e ci riprendiamo quello che avevamo

Suspiria del 2018

In sintesi siamo rimasti rapiti dalla seducente interpretazione di Guadagnino, ma non possiamo fare a meno anche in questo caso di provare uno spiacevole senso di “contraffazione” di un’opera originale.

Seppur con una importante rilettura e la volontà di trovare una propria strada stilistica, rimaniamo dell’idea che alcuni Capolavori del Cinema siano come delicati cristalli che andrebbero maneggiati con cura, restaurati per lo piú.

Il peccato che si commette é quello di lasciare ai posteri dei “doppioni”, un po’ come le opere di un falsario che tentano di riprodurre l’originale. Evidentemente Guadagnino non é riuscito a resistere al fascino delle Tre Madri, e di questa ipnotica fiaba nera. Questo possiamo comprenderlo.