Arancia Meccanica il protagonista
Drammatici,  Recensioni

Arancia Meccanica: l’elogio della Violenza

Elogio alla furia animalesca che in ogni cuore risiede. Dirige Beethoven, che della spinta alla distruzione ne ha fatto creazione. I balletti sono di Alex e del suo branco, che dello stupro fanno vera poesia…ma la libertà di distruggere la società non la concede, se prima da essa non viene approvata. E così bisogna sottoporsi ad una “cura” a base di “violenza statale”, che è talmente rude da far venire il vomito! Ed ecco che, una volta addomesticata, la tigre nel circo viene applaudita. Dio quanto è complesso e potente questo film, ma che carica visionaria! Alex e i suoi drughi di Arancia Meccanica sono talmente iconici da esistere dentro e fuori dallo schermo, in ogni epoca dell’uomo: il delitto del Circeo, l’omicidio Foffo, la sparatoria nella scuola columbine, la setta di Charles manson, funny games o American psycho.

Il piacere erotico della violenza esplode nel film di Stanley Kubrick nel suo succo, come un concentrato di vitamine d’arancia è una goccia di latte più. Oltre alla violenza senza senso dei drughi, assistiamo all’ipocrita violenza della società perbenista, che durante le nostre vite ci obbliga a tenere gli occhi spalancati ad ascoltare la suora che ci parla di Gesù, o la tv e i suoi cereali al mirtillo che rendono tutti più buoni, Babbo Natale o i politici e i loro piani di pace.

Nausea e vomito. Violenza addomesticata che genera esseri umani apparentemente innocui ma pronti ad esplodere come pentole a pressione, ora peró docili e al servizio dello Stato. Lo stesso titolo del film, in inglese “clockwork orange” fa riferimento alle lancette di un orologio che girando tornano sempre allo stesso punto, passando tra uno spicchio e l’altro di un’arancia: io genero violenza, violenza viene generata in me, io genero nuova violenza.

Arancia Meccanica non è un film, ma un manifesto visivo dei meccanismi che regolano la nostra società, i nostri istinti primordiali, la nostra natura più primitiva che preme sul pianoforte del nostro cuore con la stessa energia vitale di un’esecuzione di Beethoven.